CHE COS'E' IL PEOPLE PLEASING?
- Valerio Schiavoi
- 3 set
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 11 set

Il primo numero in assoluto di Voice si è aperto con una domanda: “Hai mai sentito di dover cambiare e fare di tutto per piacere agli altri?” A questa domanda io rispondo sì. Sono stati diversi i momenti in cui, crescendo, ho sentito la necessità di dover cambiare per compiacere gli altri. E con “cambiare” non intendo quel cambiamento involontario e naturale che avviene con la crescita, ma intendo quello voluto, costruito a tavolino, maneggiato.
L’insieme di comportamenti (pattern) che costituiscono il people pleasing — ovvero la tendenza sistematica a mettere i bisogni, le aspettative e i desideri altrui prima dei propri — porta a sentire questo bisogno.
La cosa che spaventa del people pleasing è che spesso viene scambiato per una peculiarità caratteriale innocua e positiva, senza considerare gli effetti che, a lungo andare, ha sulla vita. In questo articolo vorrei analizzare le cause, come riconoscerlo, gli impatti e come lavorare su questo atteggiamento.
COME RICONOSCERE IL PEOPLE PLEASING
Ho letto una metafora online che, secondo me, spiega perfettamente come riconoscere il people pleasing dalla gentilezza:
“Siete alle prese con la preparazione di un dolce che avreste sempre voluto preparare e gustare. In cucina si affaccia il primo ospite e vi dice: ‘Io aggiungerei più cannella!’, seguite l’indicazione. Arriva il secondo ospite che vi consiglia: ‘Perché non mettere un goccio di liquirizia?’ Perplessi, ma senza controbattere, accettate il suggerimento. A turno tutti i commensali vi raggiungono al tavolo della preparazione dando la loro opinione: meno zucchero, qualche goccia di cioccolato, pesche sciroppate, cottura a una temperatura inferiore, ecc. Senza esitare, eseguite tutto ciò che vi viene detto. Che dolce finirete per portare a tavola? Vi piacerà? Sarà commestibile?” (di Maria Morgese su stateofmind.it) Sarà il dolce che desideravi davvero creare, o soltanto il risultato di ciò che vi è stato chiesto che fosse?
Quindi, come riconoscere questo insieme di pattern e distinguerli dalla semplice gentilezza? È importante, prima di tutto, dire che il people pleasing è un fenomeno psicologico, un insieme di atteggiamenti appunto, non una diagnosi medica (quindi non sei malato se ti senti people pleaser). Tuttavia è possibile riconoscere alcuni comportamenti
Difficoltà a dire “no”, anche se sai che quello che ti viene chiesto non è giusto, non è qualcosa che faresti o sai fare.
Incapacità a non ribattere alla volontà altrui e quindi lasciare che siano gli altri a decidere per te sebbene vi sia comunque un'idea precisa di ciò che si vuole fare o dire o dimostrare;
Scusarsi sempre, anche per cose di cui non ci si sente responsabili;
La tendenza ad adeguare le proprie idee, la propria volontà a ciò che in realtà vuole chi ti circonda. Adattarsi è giusto, ma cambiare completamente no.
Alcuni comportamenti sopra descritti possono essere ritenuti corretti quando ci troviamo, ad esempio, all’interno di un gruppo come a scuola, al lavoro o con perfetti sconosciuti per conoscerne la personalità, le idee, il carattere. Sarebbe sbagliato voler mettere solo i propri bisogni al primo posto, non ascoltare i suggerimenti o le necessità di chi ci sta intorno o cercare sempre il conflitto per affermare sempre e comunque la propria idea. Diventano invece un problema quando predominano in tutte le situazioni, comprese quelle più private come in famiglia e nei sentimenti.
CAUSE DEL PEOPLE PLEASING
Personalmente ritengo di poter affermare che il vissuto di ognuno di noi può contribuire ad imparare ad avere tali atteggiamenti. Alcuni atteggiamenti possono essere naturali e comuni nella prima parte della nostra vita per la ricerca della nostra personalità e del nostro “io”. Diverso è quando, però, essi diventano la routine e la quotidianità.
Spesso tali atteggiamenti derivano da cause più profonde. Lo stesso articolo da cui ho citato la metafora, basandosi sulle parole della Dott.ssa Fraga, individua le seguenti cause:
Il bisogno costante di approvazione e accettazione sociale, dovuto a bassa autostima e paura del rifiuto.
Relazioni in cui è presente incapacità di rispondere adeguatamente ai bisogni dell’altro. Un esempio che rende l’idea: “I genitori mostrano affetto e protezione verso il bambino solo quando questo ascolta le richieste dei genitori (es: ‘Ti abbraccio solo se metti in ordine la tua camera!’). Allora è più probabile che il bambino impari a esprimere sempre più raramente i suoi bisogni e a comprendere che può ricevere amore solo facendo ciò che gli altri vogliono.”
Il tentativo di mettersi in sicurezza e tenersi lontani dai pericoli, dovuto a esperienze passate.
CONSEGUENZE PER IL PEOPLE PLEASER
Alcune conseguenze del people pleasing possono essere gravi e sfociare nella depressione per esempio. Non sono in grado di approfondire quest'aspetto in quanto non ho le competenze mediche per farlo.
Da people pleaser e da osservatore di altri people pleaser, posso però dire che all’inizio si prova una sensazione di sollievo: si va tutti d’accordo e non ci sono discussioni di nessun tipo e, anche in campo sentimentale, si va sempre tutti d’amore e d’accordo anche con il proprio partner.
A lungo andare, però, tali comportamenti portano ad un effetto opposto: solitudine e difficoltà a relazionarsi con gli altri, trascuratezza verso se stessi, difficoltà a riconoscersi perchè ormai abituati ad assecondare sempre gli altri. Quando diventi qualcuno che non sei, quando ti etichettano per colui/colei che non ha personalità o carattere inizi a comprendere che la gente non ti apprezza più.
COME LAVORARE SUL PEOPLE PLEASING
Cosa si può fare per liberarsi da questo atteggiamento? Qui arriva la parte più difficile e le cose, secondo me sono due:
dire di “no” a ciò che proprio non assecondiamo o non riconosciamo come nostra volontà o come nostro pensiero.
Difficile da fare? Si, ma penso anche che non sia del tutto impossibile. E allora come si fa? Un piccolo consiglio personale: non pretendiamo di eliminare subito questi nostri comportamenti, soprattutto se ormai radicati in noi stessi, perché è davvero impossibile.
dare la giusta importanza alle persone, cioè non permettere agli altri di definire quello che sei;
Non sono cambiamenti facili o immediati. Ci vuole un processo lungo che richiede impegno, che deve scaturire dal bisogno introspettivo di ritrovarsi e riqualificare se stessi. So benissimo quanto può essere difficile e quante saranno le volte in cui cadremo nelle vecchie abitudini, ormai radicate e quasi caratteriali in cui si sentirà la necessità rifugiarsi nel ‘solito’ piuttosto imporsi e andare verso il cambiamento di rotta per abbattere così quei muri che abbiamo innalzato tra noi e gli altri. Fa tutto parte del percorso alla fine del quale, ciò che ci aspetta, è la nostra vera natura, noi stessi, la nostra libertà.
FONTI
le mie esperienze e quelle di altri
DISCLAIMER: prendere sempre tutto quello che si legge su internet con le pinze e per qualsiasi cosa consultare un esperto.






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